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Mario Draghi ha presentato il Report ‘The future of European competitiveness‘, commissionato da Ursula von der Leyen.

L’obiettivo della pubblicazione è quello di comprendere il futuro del continente europeo in termini di innovazione e competitività.

Nello specifico, il report propone tre azioni chiave per rispondere alle sfide di contesto:

1. colmare il divario di innovazione con USA e Cina, soprattutto sulle tecnologie avanzate
2. attuare un piano congiunto europeo per la decarbonizzazione e la competitività
3. aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze strategiche

Draghi ha anche evidenziato il grande fabbisogno finanziario che serve all’UE per raggiungere i suoi obiettivi: si parla di almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui.

Il documento contribuirà al lavoro della Commissione europea su un nuovo piano per la prosperità sostenibile e la competitività dell’Europa. In particolare, lo scopo è quello di supportare lo sviluppo del nuovo Clean Industrial Deal, che dovrebbe essere presentato nei primi 100 giorni del nuovo mandato della Commissione.

Per scaricare e leggere i dettagli del report collegati qui.

Il 30 maggio scorso è stato pubblicato il settimo report sulla Blue Economy dell’Unione Europea che comprende un’analisi degli aspetti principali, dei trend, dei fattori trainanti e delle prestazioni di questa economia. Il report annuale è a cura del Joint Research Centre (JRC) insieme con la Direzione Generale della pesca marittima e dell’acquacoltura che esaminano l’andamento della Blue Economy in relazione al progresso sostenibile e alle risorse marine e costiere.

Il report è suddiviso in tre sezioni: la prima parte effettua una panoramica generale sul contesto economico in cui si inserisce l’Economia Blu, alla luce anche degli avvenimenti degli ultimi anni e analizzandone i settori di riferimento; il secondo capitolo analizza, punto per punto, i settori stabili e trainanti della Blue Economy, raccontandoci dati e andamenti; la terza sezione affronta la transizione energetica così come l’impatto delle inondazioni costiere nell’Economia Blu, dovute principalmente ai cambiamenti climatici.

I dati presenti nel report si basano sull’analisi dei progressi effettuati sin dal 2009 e si concentrano sugli sviluppi avuti tra il 2020 e il 2021 (in base ai dati Eurostat disponibili). 

1. Panoramica Generale e contesto economico

Nel 2021, il settore dell’Economia Blu ha visto un costante recupero economico rispetto all’impatto della pandemia da Covid-19 che registra una crescita del profitto del 73% rispetto al 2020. Tra i vari settori, due risultano degni di nota grazie al loro andamento: le risorse marine viventi che hanno prodotto un aumento del Surplus Operativo Lordo del 24% rispetto al 2020, e le energie marine rinnovabili (soprattutto energia eolica offshore) che ha visto una crescita significativa del proprio settore (45% rispetto al 2020). Anche il  tasso di occupazione è aumentato all 17% (arrivando a rappresentare l’1,8% del totale della forza lavoro UE). 

Questi dati risultano incoraggianti soprattutto se si guarda agli eventi storici che hanno interessato gli anni 2020/2021. Infatti, il raddoppio dei prezzi del gasolio a uso marittimo, dovuti alla forte instabilità causata dall’invasione russa dell’Ucraina, ha fortemente impattato il settore della pesca. Le grandi perdite avute in questo settore sono state alleviate dalla caduta netta dei prezzi energetici nel 2023 e al declino dell’inflazione, arrivando ad una estrema e veloce moderazione dei prezzi. 

La caduta netti dei prezzi energetici e il declino dell’inflazione, insieme con i finanziamenti e gli strumenti dell’UE  hanno portato alla crescita della Blue Economy e alla creazione di nuovi lavori e nuove opportunità economiche anche nei settori della ricerca e dell’imprenditorialità.

2. I settori economici della Blue Economy

I settori più stabili e in maggiore crescita dell’Economia Blu dell’UE generano all’incirca 171.1 miliardi in Valore Aggiunto Lordo (VAL) e impiegano 3.59 milioni di persone. Tali settori includono le risorse marine viventi, le risorse marine non viventi, l’energia rinnovabile marina, le attività portuali, la costruzione e riparazione navale, i trasporti marittimi e il turismo costiero [Tab.1]. E’ proprio quest’ultimo che detiene le percentuali maggiori del grado di occupazione (54%) e di VAL (29%) della Blue Economy.

Per quel che riguarda le energie marine rinnovabili, l’energia eolica è attualmente l’unica energia rinnovabile marina ad uso commerciale con un’adozione su larga scala nei Paesi UE (coinvolgendo ben 11 Stati Membri) dove la Germania conduce in testa le percentuali di occupazione (76% sul totale) e di VAL (con ben il 62%).

Di grande importanza è anche l’utilizzo di energie marine, della biotecnologia blu e della desalinizzazione che risultano estremamente innovative e offrono una potenziale crescita economica, di crescita lavorativa e di transizione verde.

Secondo l’OCSE, la Biotecnologia Blu è l’applicazione della scienza e della tecnologia agli organismi viventi provenienti da risorse marine, nonché a parti, prodotti e modelli degli stessi, per modificare materiali viventi o non viventi per la produzione di conoscenze, beni e servizi. Questo settore offre una crescita potenziale significativa in Europa grazie alla ricca biodiversità marina, alle risorse sostenibili e agli avanzamenti tecnologici in atto. 

In termini di applicazioni, i settori medici e farmaceutici sono in prima linea nello sviluppo di questo settore sia in Europa che nel mondo. La “scoperta di farmaci” costituirà il 24% del valore del mercato delle biotecnologie blu nell’UE, mentre lo sviluppo di vaccini, la genomica e la bioingegneria contribuiranno ciascuno per il 13% ed, inoltre, contribuiranno maggiormente alla crescita futura di questo settore.

3. Transizione energetica nell’economia blu dell’ue e gli impatti delle inondazioni costiere

Anche l’obiettivo di decarbonizzare i settori dell’Economia Blu sta portando a nuove opportunità di business come, ad esempio, lo sviluppo e utilizzo di tecnologie e combustibili puliti. 

Il trasporto marittimo è uno dei mezzi più efficienti di trasporto e provoca il 13,5% delle emissioni UE nel settore dei trasporti. A livello globale, lo stesso settore è responsabile del 3% delle emissioni di gas serra legate alle attività umane. 

Nel 2024, l’UE ha introdotto il Sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (EU ETS) che permetterà di limitare le emissioni delle navi di grandi dimensioni che trasportano merci e passeggeri, in partenza e in arrivo nei porti dell’Unione Europea, indipendentemente dalla loro bandiera. 

Questo sistema rientra nel pacchetto legislativo della Commissione “Fit for 55”, adottato nel luglio del 2023, che si unisce al Reg. (UE) 2023/1805 del settembre 2023 sull’utilizzo di combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio nel trasporto marittimo. L’obiettivo è quello di raggiungere l’azzeramento delle emissioni legate al trasporto marittimo mondiale entro il 2050, in linea con l’obiettivo di mantenere il cambiamento climatico al di sotto dell’aumento dei 1,5°C.

Il cambiamento climatico impatta fortemente sulle comunità costiere e di pescatori, infatti, il danno economico dovuto alle inondazioni costiere negli Stati Membri dell’UE è attualmente pari ad 1 miliardo di euro ogni anno e questo dato è in crescita a causa del riscaldamento globale. In questo senso, è dunque necessario agire sull’aumento della protezione costiera che apporterà benefici ampi e crescenti nel lungo periodo. A tal proposito, la Commissione Europea ha organizzato tra il 2022 e il 2023, 10 workshop per promuovere lo scambio sulle soluzioni di adattamento climatico che hanno coinvolto le aree costiere dell’UE maggiormente vulnerabili (Outermost Regions – ORs) e i Paesi e Territori d’Oltremare (OCTs) su tematiche come: la resilienza costiera, l’agricoltura, la biodiversità, la gestione delle risorse idriche e del turismo. In questo modo la Commissione ha pubblicato un compendio di buone pratiche innovative che potrebbero essere replicate.

Il report è interamente consultabile in lingua inglese, collegandosi qui.

La Commissione Europea ha pubblicato un report sull’iniziativa Food 2030, un progetto nato per stabilire una strategia di visione che possa collegare i più importanti programmi di investimento comunitario su un tema trasversale come la nutrizione e la sostenibilità, da Horizon Europe al Green Deal.

Il report fa il punto della situazione riguardo alle strategie “dal produttore al consumatore” e stabilisce undici percorsi di azione dove ricerca e innovazione possono fornire benefici collaterali legati alla nutrizione.

L’obiettivo di Food 2030 è infatti quello di migliorare la nutrizione, il clima, e la circolarità intervenendo sulle comunità nei vari livelli di governance.

In particolare, i percorsi d’azione indicati nel documento sono:

  • Governance per il cambiamento dei sistemi alimentari
  • Trasformazione dei sistemi alimentari urbani
  • Cibo dall’oceano e dalle risorse d’acqua dolce
  • Proteine alternative per il cambiamento dietetico
  • Spreco alimentare e sistemi alimentari efficienti sotto il profilo delle risorse
  • Il mondo del microbioma
  • Nutrizione e diete sane sostenibili
  • I sistemi di sicurezza alimentare del futuro
  • Sistemi alimentari Africa
  • Dati e trasformazione digitale
  • Sistemi alimentari a inquinamento zero

Nello specifico, il report sottolinea il fatto che queste iniziative non vadano intraprese in maniera isolata, ma che un approccio sistemico, olistico, interdisciplinare e transdisciplinare di cultura della ricerca e dell’innovazione siano fondamentali per il successo e il reale impatto di Food 2030.

Per scaricare la pubblicazione completa collegati qui.