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Sabato 7 Dicembre 2024 si è svolto, presso la Fondazione Castello di Padernello, il workshop “La crisi climatica nelle zone rurali”, parte del progetto SURF – Sustainable Rural Future. Abbiamo lavorato con 12 membri della comunità locale provenienti da diversi contesti: da rappresentanti di associazioni locali (Legambiente, Strade Basse, Condotta TerreAcque Bresciane di Slow Food, Fondazione Castello di Padernello), a membri delle amministrazioni pubbliche e agricoltori locali.

Dopo una prima introduzione al progetto SURF e ai suoi obiettivi, abbiamo brevemente approfondito alcune delle nozioni principali dell’adattamento al cambiamento climatico, in particolare i concetti di mitigazione e adattamento, considerate due facce complementari della stessa medaglia, le componenti del quadro dei rischi (minacce, esposizione, vulnerabilità), la capacità di adattamento e il maladattamento.

Siamo poi entrati nel pieno dell’attività del workshop, dove i partecipanti, suddivisi in tre gruppi, hanno lavorato insieme con specifico riferimento alla Bassa Bresciana, per identificare rischi, elementi prevalentemente esposti alle minacce climatiche e specifiche vulnerabilità sia in termini di sensibilità che di capacità di adattamento. 

I diversi background dei partecipanti hanno contribuito a costruire una visione multiprospettica dei rischi e delle vulnerabilità dell’area della Bassa Bresciana, così come delle possibili conseguenze di questi pericoli. Tra i rischi con maggiore probabilità di accadere troviamo: aumento delle temperature, ondate di calore e periodi di siccità e una diminuzione delle risorse idriche, aumenti della frequenza di forti tempeste, episodi di piogge torrenziali e inondazioni, comparsa di specie invasive e aumento di infestazioni di parassiti e zoonosi. Un elemento importante emerso è che i rischi legati al cambiamento climatico non sono solo ambientali, ma anche sociali quali la disgregazione sociale. Tra le conseguenze, sia sociali che ambientali, invece abbiamo: perdita della biodiversità, aumento dei costi sociali, desertificazione, incremento di malattie, deterioramento infrastrutturale, riduzione dei capi bestiame e cambiamento delle colture agricole, declinate ognuna poi sulle specificità del territorio bresciano oggetto del lavoro.

Questo processo ha aiutato a mettere in luce anche le capacità di adattamento già esistenti nel territorio, iniziative valide (già attive o che sono state attivate ma poi non sono riuscite a trovare un seguito) che possono fungere da punto di partenza per lo sviluppo di future nuove ed efficaci strategie di adattamento. E’ inoltre emerso come molte delle competenze e metodologie locali del passato possano essere una chiave per adattarsi efficacemente alle sfide climatiche del presente.

È stata una mattinata di grande successo e arricchimento, dove è emersa in maniera chiara la necessità di replicare l’attività con altre persone e in diversi ambiti, in particolare coinvolgendo i tecnici delle amministrazioni comunali, gli studenti delle scuole superiori e la cittadinanza locale.

Il 2 novembre 2024 è stato pubblicato l’“Hunger Hotspots FAO–WFP early warnings on acute food insecurity(giugno – ottobre 2024). Il Report, pubblicato dalla FAO (Food and Agricultural Organization of United Nations) e dal WFP (World Food Programme) analizza le condizioni dell’insicurezza alimentare acuta rispetto ai Paesi individuati nelle 3 fasce critiche.

Il Rapporto individua 3 categorie di insicurezza alimentare che possono essere così suddivise:

  • Hotspots di massima preoccupazione: Paesi che si trovano in condizioni di carestia o rischio di carestia, o con popolazioni già in stato di catastrofe. In questa categoria rientrano: Mali, Sudan, Sud Sudan, Palestina, Haiti.
  • Hotspots molto preoccupanti: Paesi in cui popolazioni consistenti si stima o si prevede che stiano affrontando livelli di emergenza di insicurezza alimentare acuta o che siano identificate come gravemente insicure dal punto di vista alimentare; In questa categoria rientrano: Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Siria,Yemen.
  • Hotspot: altri Paesi/territori in cui l’insicurezza alimentare acuta potrebbe peggiorare ulteriormente durante il periodo di previsione e che sono stati identificati come punti caldi della fame. Sierra Leone, Burkina Faso, Nigeria, Repubblica Centrale Africana, Malawi, Mozambico, Zambia, Zimbabwe, Somalia, Etiopia, Libano.

Secondo l’analisi FAO e WFP, le condizioni dei Paesi che si trovano in una di queste tre categorie peggioreranno a causa di due fattori principali: i conflitti armati e la crisi climatica

I conflitti armati restano la causa primaria dell’insicurezza alimentare acuta tra i Paesi facenti parte degli hotspots citati. Nei contesti di guerra, infatti, i problemi principali sono collegati all’aumento delle persone sfollate, la distruzione dei sistemi alimentari e il ridotto aiuto umanitario che peggiorano la disponibilità e l’accesso al cibo. Alcuni tra i Paesi che attualmente risentono delle condizioni peggiorative causate dai conflitti armati sono: la Palestina (in particolare nella Striscia di Gaza), il Libano e la Siria; il Sudan e i Paesi limitrofi ossia Sud Sudan e Ciad.

I fenomeni meteorologici estremi, come piogge eccessive, tempeste tropicali, cicloni, inondazioni, siccità e aumento della variabilità climatica, rimangono fattori significativi di insicurezza alimentare in alcuni Paesi e regioni. 

A destare maggior preoccupazione è La Niña (ossia quel fenomeno oceanico atmosferico che influenza – raffreddando – le temperature delle acque superficiali del Pacifico centrale e orientale, capace di influenzare il clima dell’intero globo terrestre) che si aspetti prevalga tra agosto 2024 e febbraio 2025, e che influenzerà in modo significativo la distribuzione delle piogge e le temperature. Questo fenomeno potrebbe migliorare le prospettive agricole, ma aumenta anche il rischio di inondazioni in alcune zone del Sud Sudan, Somalia, Etiopia, Haiti, Ciad, Mali e Nigeria, oltre che in Sudan. Alcuni di questi Paesi vivrebbero, dunque, disagi collegati contemporaneamente sia ai conflitti armati in corso che alle condizioni climatiche avverse. 

Il Report, infine, invita i responsabili delle decisioni ad intervenire in maniera precoce attraverso un’adeguata assistenza nelle zone classificate e tramite azioni preventive, senza aspettare un ulteriore deterioramento dell’insicurezza alimentare per sottrarre le persone vulnerabili alla dipendenza dall’assistenza alimentare di emergenza.

Il Report integrale può essere consultato al seguente link