PNRR, divari di genere e intergenerazionali: il MEF pubblica una nuova analisi degli Stati UE

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Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha pubblicato lo studio ‘Uguaglianza di genere e intergenerazionale nei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza dei Paesi europei’.

L’approfondimento contiene un’analisi dei divari di genere e della situazione giovanile esistenti nei Paesi UE, concentrandosi sulle soluzioni previste dai Piani nazionali di ripresa e resilienza. Il documento è strutturato in tre sezioni:

  • una descrizione delle principali politiche adottate dall’UE per la parità di genere e per i giovani
  • un’analisi dello stato attuale dei 27 paesi europei sulle tematiche dell’uguaglianza di genere e dei giovani, individuando tre gruppi di paesi tra loro simili
  • una stima approssimativa del contributo finanziario destinato ai due temi e una panoramica delle politiche intraprese dai singoli PNRR, confrontando gli Stati membri e sottolineando criticità e punti forza, analogie e differenze tra i Piani.

Per quanto riguarda la disuguaglianza di genere, il documento evidenzia l’esistenza di Paesi con situazione di generale difficoltà per le donne (Bulgaria, Estonia, Grecia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Malta, Austria, Polonia, Portogallo e Romania), Stati con aree maggiormente problematiche per le madri (Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia) e altri nei quali il divario uomo-donna è contenuto (Belgio, Danimarca, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia, Finlandia e Svezia). Tali categorie si fondano principalmente della partecipazione femminile al mercato del lavoro e il contributo delle donne all’attività domestica, nonché sull’esistenza di misure a supporto delle madri e della parità di genere.

Parallelamente, gli indicatori per la situazione giovanile evidenziano la presenza di Stati UE con situazione di grave difficoltà (soli tre casi, Bulgaria, Grecia e Romania), Paesi con potenzialità non adeguatamente sfruttate (Spagna, Francia, Croazia, Italia, Ungheria, Polonia e Portogallo), nonché altri con maggiori opportunità per i giovani (Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Slovenia. Slovacchia, Finlandia e Svezia). Le differenze tra settori riguardano soprattutto la presenza di NEET e l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

Nella terza parte, l’analisi evidenzia come ogni Piano nazionale abbia dovuto motivare i legami e il contributo di ciascuna misura alle politiche di genere, alla parità tra donne e uomini e ai principi in materia della legislazione UE, nonché alla promozione delle opportunità per le generazioni future soprattutto in ambito educativo, digitale e occupazionale. Inoltre, ogni Stato membro ha dovuto fornire spiegazioni inerenti alle modalità per affrontare efficacemente le sfide indicate nelle Raccomandazioni specifiche, adottando altresì un’ottica finanziaria di sostenibilità nel medio periodo.

Infine, l’analisi rileva che, nei 17 Piani nazionali per i quali è stato possibile esaminare lo sforzo finanziario, in media il 4% delle risorse è destinato a misure a favore delle donne e della riduzione delle disuguaglianze di genere. Circa il doppio (l’8%) dei fondi disponibili è invece destinato ad azioni a favore dei giovani, in quanto le politiche giovanili sono molto più numerose, varie e di importanza strategica per ottenere i finanziamenti europei.

L’analisi completa del MEF è consultabile qui.