L’Unione Europea nel 2060: prospettive demografiche sul futuro dell’Europa

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Il Centro comune di Ricerca e l’International Institute for Applied Systems Analysis hanno pubblicato il report “Demographic scenarios for the EU. Migration, population and education”, una proiezione della situazione demografica europea nel 2060 tenendo conto di fattori quali l’immigrazione, i livelli di educazione e la futura forza lavoro. Ecco i principali risultati del report:

  • grazie ai progressi nella medicina e nella qualità della vita, gli europei condurranno vite più lunghe, attive e in salute: l’aspettativa di vita media alla nascita nell’UE è oggi di 81 anni (9 anni in più della media globale) e ci si aspetta che aumenti di due anni ogni decennio. Questa tendenza implica anche che, nel 2060, oltre il 30% della popolazione europea avrà più di 65 anni, contro il 19% odierno;
  • l’UE vanterà una forza lavoro sempre più istruita, che per il 59% avrà completato l’istruzione secondaria, a fronte dell’attuale 35%;
  • benché meglio istruita, la futura forza lavoro sarà più ridotta, quindi i lavoratori avranno più persone a carico, sottoponendo i sistemi sociali a una maggior pressione;
  • garantire il più alto tasso di occupazione possibile sarà dunque un elemento cruciale per sostenere i sistemi di welfare, dal momento che né l’immigrazione, né un aumento del tasso di fertilità, da soli, sarebbero sufficienti a risolvere queste sfide;
  • l’immigrazione verso l’Unione Europa ne influenza la demografia e la composizione della forza lavoro, ma non è in grado di rallentare sostanzialmente l’invecchiamento generale e può migliorare l’indice di dipendenza degli anziani solo in una certa misura. Determinanti inoltre, saranno il volume dell’immigrazione dai paesi terzi, il livello di educazione degli immigrati e la loro integrazione nel mercato del lavoro e nella società in generale;
  • la mobilità all’interno dell’UE è un altro fattore chiave per lo scenario demografico, in particolare i movimenti verso l’Europa occidentale. Alcuni paesi dell’Europa orientale e meridionale hanno già registrato un sensibile declino della popolazione. Se questa tendenza persiste, alcuni paesi potrebbero ulteriormente spopolarsi entro il 2060 anche a causa dell’invecchiamento accelerato dovuto all’emigrazione della forza lavoro e dei lavoratori più qualificati;
  • infine, il report rileva una continua crescita della popolazione mondiale che nel 2060 potrebbe raggiungere i 9,6 miliardi di persone. Questo trend interessa soprattutto Africa e Asia. Promuovere l’educazione sarà molto importante per moderare questa crescita e garantire lo sviluppo. In particolare, sarà importante favorire l’accesso delle ragazze all’istruzione, dato che istruzione e pianificazione familiare sono interrelati.

Tuttavia, questi cambiamenti non pongono problemi irrisolvibili alle nostre società. Nonostante l’invecchiamento generale, infatti, la popolazione sarà comunque più attiva e produttiva anche dopo i 65 anni. La partecipazione alla forza lavoro anche da parte degli over 65 e degli immigrati da paesi terzi potrà aiutare a stabilizzare le dimensioni della forza lavoro e a ridurre l’indice di dipendenza. Inoltre, una popolazione più istruita sarà in grado di sfruttare al meglio il progresso dell’automazione e dell’intelligenza artificiale e di adattarsi a un mondo in evoluzione.

Continuare gli sforzi già avviati dall’UE in termini di sostegno a innovazione, investimenti,  riforme strutturali e coesione socio-economica potrà rallentare l’emigrazione interna verso il nord-ovest e incentivare la migrazione di ritorno verso i paesi dell’Europa orientale e meridionale.

Alla luce di tutto questo, l’ulteriore implementazione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali sarà fondamentale per migliorare le condizioni di vita e occupazione nell’Unione e per integrare al meglio tutte le parti sociali sul mercato del lavoro.