L’idrogeno costituisce oggi una vantaggiosa alternativa ai combustibili fossili e l’Italia ha le potenzialità di implementare una filiera dell’idrogeno capace di assicurare crescita e un futuro decarbonizzato, oltre a giocare un ruolo chiave nella transizione energetica europea, come evidenziato nello studio H2 ITALY 2050, realizzato da The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Snam.
Quali sono i benefici che l’utilizzo dell’idrogeno come vettore energetico potrebbe apportare? Certamente ambientali, ma non solo.
L’idrogeno, infatti, genera emissioni nulle e può essere prodotto attraverso fonti rinnovabili. In sinergia con altre tecnologie, l’idrogeno è in grado di accelerare i processi di decarbonizzazione, soprattutto in quei settori “hard to abate”, che impattano in maniera più incisiva sul clima. L’idrogeno, secondo quanto stimato dallo studio H2 Italy 2050, potrebbe arrivare coprire il 23% dei consumi finali entro il 2050, garantendo così una riduzione del 28% delle emissioni di CO2 registrate nel 2018.
In aggiunta, la riconversione tecnologica avrebbe un impatto molto positivo su PIL e occupazione. Si stimano infatti un valore aggiunto compreso tra i 22 e 37 miliardi di euro al 2050 e fino a 540 mila nuovi posti di lavoro.
L’Italia si trova in una posizione vantaggiosa sotto diversi profili per diventare leader in questa transizione energetica.
Il nostro Paese, infatti, ha una lunga ed unica esperienza sul gas naturale, ed è uno dei primi produttori in Europa di alcune tecnologie chiave dell’idrogeno, ricorda Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti.
Come evidenziato, inoltre, da Marco Alverà, Amministratore Delegato di Snam, la rete italiana del gas è la più capillare d’Europa. L’infrastruttura già esistente può esser impiegata per trasportare facilmente crescenti quantità di idrogeno, riducendo così costi di fornitura e garantendo sicurezza e continuità degli approvvigionamenti.
Ancora, la sua posizione geografica consente all’Italia di divenire un naturale collegamento infrastrutturale con il Nord Africa, da cui l’Europa potrebbe importare idrogeno prodotto attraverso l’energia solare.
Infine, va considerata la sinergia che in Italia potrebbe instaurarsi con il sistema elettrico e le fonti di energia rinnovabili. L’idrogeno sarebbe, infatti, in grado di appianare i picchi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e sostenere, in questo modo, la crescente diffusione di rinnovabili non programmabili, anche grazie alla capacità di fare da congiunzione tra il settore del gas e quello dell’energia elettrica.
Cosa dire della sostenibilità economica dell’idrogeno? Se fino a pochi anni fa la sua produzione avveniva a costi elevati, Snam stima che l’idrogeno potrà diventare competitivo con alcuni combustibili attuali nel giro di cinque anni.
Lo studio H2 Italy 2050 raccomanda un piano di 6 azioni:
1) elaborare una visione e una strategia di lungo termine;
2) creare un ecosistema dell’innovazione e accelerare lo sviluppo di una filiera industriale dedicata attraverso la riconversione dell’industria esistente e l’attrazione di nuovi investimenti;
3) supportare la produzione di idrogeno decarbonizzato su scala nazionale;
4) promuovere un’ampia diffusione dell’idrogeno nei consumi finali;
5) incentivare lo sviluppo di competenze specialistiche sia per le nuove figure professionali sia per accompagnare la transizione di quelle esistenti;
6) sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo dell’impresa sui benefici derivanti dall’impiego di questo vettore.
In definitiva, l’Italia ha tutti i requisiti per diventare un hub europeo dell’idrogeno verde, e giocare, quindi, un ruolo di primo piano nell’ambito della Hydrogen Strategy europea e nel raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica al 2050.
Fonti:
– https://www.snam.it/it/media/news_eventi/2020/H2_Italy_2050_Ambrosetti_Snam.html
– https://www.ambrosetti.eu/ricerche-e-presentazioni/h2-italy-2050-una-filiera-nazionale-dellidrogeno-per-la-crescita-e-la-decarbonizzazione-dellitalia/