Il settore culturale e creativo, fra i più colpiti dall’emergenza Coronavirus e dalle misure di contenimento, è al centro del dibattito da diversi mesi: policy-maker, esperti, associazioni di categoria e gli stessi operatori si confrontano sulle possibili azioni da mettere in campo per supportare maggiormente il comparto e trovare soluzioni e modelli di business che possano garantirgli la sostenibilità nel lungo termine.
Queste tematiche non sono estranee al settore ma oggi vengono affrontate con una rinnovata urgenza. La pandemia, infatti, ha evidenziato ancora più chiaramente i punti di debolezza del mestiere creativo, la necessità di avere maggiori sicurezze sociali nonché il bisogno di reimmaginare la propria strategia di sviluppo per poter includere nuovi canali – come quelli digitali – che possano assicurare tipi di fruizione alternativa.
L’indagine lanciata dallo European Creative Hubs Network prende le mosse proprio da questo contesto. Il questionario è stato sviluppato nell’ambito di MAX Project, co-finanziato dall’Unione Europea, e intende approfondire gli effetti che questa emergenza globale ha avuto sui lavoratori che operano nei diversi sotto-settori culturali e creativi.
Le domande vogliono analizzare maggiormente alcuni aspetti: gli impatti socio-economici, la variazione nella produttività, le misure messe in atto dai governi, la capacità del settore di far fronte alle nuove sfide.
Tutte queste informazioni potranno aiutare pubbliche amministrazioni e intermediari a sviluppare politiche coerenti con i nuovi bisogni rilevati per attivare misure di supporto che possano aiutare questi professionisti a incrementare la loro resilienza.
Il questionario adotta un approccio paneuropeo: l’obiettivo è quello di ricevere risposte da organizzazioni e lavoratori afferenti alle Industrie Culturali e Creative di tutta Europa per poter fornire una panoramica quanto più completa del settore.