“European Cultural and Creative Cities in COVID-19 times” è il titolo dell’ultimo paper promosso dal JRC, il Centro Comune Ricerca della Commissione Europea.
Il documento analizza l’impatto che le misure di contenimento dell’epidemia generata dal Covid-19 hanno avuto sulle economie delle organizzazioni creative, sulle condizioni degli operatori culturali e sulle stesse città.
Questo periodo ha messo in discussione uno degli aspetti più rilevanti per queste imprese: la partecipazione del pubblico. Al di là del valore aggiunto che il contatto con l’audience apporta al prodotto artistico, la fruizione dal vivo permette al settore di generare entrate e far fronte ai propri costi operativi, compresi quelli del personale.
Oltre a evidenziare le reali difficoltà legate alla sostenibilità – si stima che siano oltre 7 milioni i posti di lavoro a rischio nella cultura in tutta Europa – le restrizioni messe in atto hanno anche conseguenze sul tessuto sociale e cittadino.
La pubblicazione esamina questa situazione basandosi su dati Eurostat e sul Cultural and Creative Cities Monitor, uno strumento lanciato nel 2017 e rinnovato nel 2019 per aiutare le amministrazioni a identificare i punti di forza e di debolezza delle aree urbane e comprendere quali azioni attuare per migliorarsi.
Nel documento si parla anche della necessità di sviluppare iniziative innovative e nuovi format per far sì che enti e organizzazioni culturali possano adattarsi ai nuovi paradigmi che nei prossimi mesi si andranno a delineare maggiormente.
Diverse sono le opportunità su cui puntare anche grazie al sostegno dei governi regionali e nazionali che hanno elaborato strumenti tesi a sostenere questo comparto, dai crediti d’imposta ai contributi a fondo perduto fino alle misure straordinarie annunciate nel decreto legge Rilancio, come l’extra FUS – i contributi indirizzati a quelle organizzazioni che generalmente non possiedono i requisiti per accedere al Fondo Unico – o il sostegno all’industria cinematografica.
Oggi più che mai le Industrie Culturali e Creative sono chiamate a riflettere su come reinventarsi per continuare il loro operato, senza il quale molte comunità e quartieri verrebbero privati di importanti attivatori sociali in grado di creare coesione e senso identitario.
Negli ultimi mesi siamo stati spettatori di tanti nuovi esperimenti: una maggiore presenza digitale delle organizzazioni culturali, nuove modalità di aggregazione, contaminazioni con altri ambiti. Diversi settori produttivi stanno scoprendo che la cultura e la creatività possono essere alleati con cui condividere un futuro prossimo, come l’educazione o la salute e il wellbeing. Questo potrebbe essere il periodo giusto per sperimentare.