Dalla nostra collega Alice Ferranti presente ieri al convegno a Roma
Ieri 5 febbraio si è svolta a Roma la 7ª Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, promossa dalla campagna Spreco Zero con il patrocinio dei Ministeri dell’Ambiente, della Salute e degli Affari Esteri. Il tema centrale è stato il binomio cibo-salute, prevenzione dello spreco come aiuto all’ambiente e al benessere della persona. Le notizie sono confortanti: il rapporto annuale dell’Osservatorio Waste Watcher rileva che nel 2019 le famiglie italiane hanno sprecato il 25% di cibo in meno, dato storico nelle indagini sullo spreco alimentare domestico degli ultimi 10 anni che registra per la prima volta un consistente calo e configura l’Italia come Paese virtuoso e modello per la comunità internazionale.
Presso la sede della Fondazione ENPAM molti gli ospiti che hanno partecipato all’evento, promosso e moderato dal Prof. Andrea Segré, fondatore di Last Minute Market/campagna Spreco Zero. Il primo intervento, del Ministro dell’Ambiente On. Sergio Costa, ha sottolineato che il 70% degli italiani considera collegati spreco alimentare, tutela dell’ambiente e della salute e che, in un mondo in cui il 30% del cibo viene buttato via a fronte di 800 milioni di persone che soffrono la fame, questa consapevolezza è il risultato di sforzi interconnessi e fattori concorrenti. Innovativa è l’introduzione nel 2020 di una Direzione Generale sull’economia circolare all’interno del Ministero dell’Ambiente, che diventa così un capitolo di bilancio e favorisce la creazione di reti. A seguire l’On. Maria Chiara Gadda, promotrice e prima firmataria della Legge “Gadda” 166/2016 sull’economia circolare, che attraverso vantaggi fiscali semplifica e rende conveniente il recupero. Il dato chiave è che il 90% degli italiani è desideroso che le eccedenze vengano donate ai bisognosi, fattore importante per la coesione sociale. In questo senso la Legge fa cultura collettiva sul tema, includendo oltre ai beni alimentari anche farmaci, libri, cancelleria e prodotti per la casa. Ma, sottolinea, funziona solo se si fa rete, operando con continuità. Dai dati presentati dal Dott. Luca Falasconi, Coordinatore del progetto Sei Zero dell’Univ. Di Bologna/Distal e Min. dell’Ambiente e dal Dott. Maurizio Pessato Vicepresidente SWG, nel rapporto annuale Waste Watcher, emerge che lo spreco alimentare domestico medio corrisponde a 4,91€ settimanali per famiglia e cioè 6,5 miliardi in totale a settimana. Ma l’indagine, svolta su 400 famiglie, riguarda lo spreco percepito, del 50% inferiore a quello reale in termini di grammi di cibo presenti nella spazzatura, come rilevato nel 2018-19 dai test scientifici del progetto “Diari di famiglia” dell’Univ. Di Bologna. Ad ogni modo il dato è incoraggiante e in termini economici ha generato nel 2020 un risparmio di 1 miliardo e mezzo di euro. Inoltre, 7 italiani su 10 dichiarano piena consonanza con il “green new deal” e 1 su 3 dichiara di essere stato sensibilizzato dai “Fridays for Future”. Insomma, cibo e salute sono il nuovo binomio su cui si concentrano gli italiani e questa consapevolezza è attestata dal 66% degli intervistati che ritiene ci sia una connessione tra salute, cibo e ambiente. Al supermercato, le etichette sono la principale fonte di informazioni alla quale facciamo riferimento e particolare rilevanza è data alla stagionalità dei prodotti, tendenza in aumento negli ultimi 10 anni. Gli alimenti che si sprecano maggiormente in casa sono naturalmente i cibi freschi come verdure, frutta e formaggi ma, dato importante, le eccedenze della spesa incidono molto su ciò che buttiamo via. Comprare meno e più consapevolmente quindi. In generale, l’Italia è all’avanguardia nella formazione delle nuove generazioni su questi temi e primo paese al mondo a portare programmi specifici nelle scuole e nelle Università, ad esempio attraverso la creazione di kit educativi sulla prevenzione dello spreco alimentare, scaricabile in modo gratuito dal portale www.sprecozero.it.
La discussione si sposta a livello internazionale analizzando il ruolo dell’Italia nel quadro delle buone pratiche di recupero e cooperazione sul tema, attraverso gli interventi dell’Ambasciatore presso la Rappresentanza Permanente d’Italia alle Nazioni Unite Dott.ssa Vincenza Lomonaco e della Dott.ssa Rosa Rolle, Team Leader of the Food Losses and Waste technical team, Nutrition and Food System Division della FAO. Lomonaco evidenzia come sia motivo d’orgoglio per il Paese ospitare un polo in cui ci sono aziende e strutture internazionali legate all’ONU, alla sicurezza alimentare e alla gestione delle risorse come, tra le altre, FAO e IFAD. Sposta poi l’attenzione sulla Dieta Mediterranea, tema al quale saranno dedicate alcune delle Giornate di approfondimento sull’Agenda EU 2030. Dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità, questa dieta lega paesi del Mediterraneo che condividono alimenti anche se con grandi diversità etniche, religiose e di tecniche agricole. Il cibo è quindi cultura e fa parte delle tradizioni e manifestazioni identitarie che costituiscono il “soft power” del sistema Italia: rispettare il cibo significa perciò tramandare sistemi di valori basati su tradizioni millenarie. La Dott.ssa Rolle ribadisce invece quanto asserito dal Ministro Costa ovvero che il nostro Paese è un ottimo modello da seguire come filosofia della riduzione dello spreco alimentare ed evidenzia come ci siano costi finanziari legati al comportamento dello spreco. È fondamentale agire su tutta la filiera e in particolare rafforzare la capacity building dei Paesi produttori in via di sviluppo, per evitare sprechi e limitare i costi. Generare consapevolezza è altrettanto importante e la costituzione della 1ª Giornata Internazionale di Consapevolezza sugli sprechi promossa dalle Nazioni Unite, che avrà luogo il 29 Settembre 2020, è un risultato importante, che aiuta a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’ONU. Chiude questo focus internazionale Vincenzo Sanasi D’Arpe, Presidente del Comitato Italiano per il World Food Programme, uno dei 3 centri nel mondo di supporto alle attività del WFP, che lavora sull’Obiettivo 2 dell’Agenda ONU ovvero l’eliminazione della fame nel mondo. In particolare, si dedica a curare i problemi correlati alla malnutrizione e alla ipernutrizione, considerato che ci sono 600 milioni di persone sovralimentate nel mondo. Guardando all’Italia, in termini economici lo spreco alimentare costituisce tra lo 0,8 e lo 0,6% del PIL anche se il dato, come già visto, è in netto miglioramento, ed è monetizzabile in circa 15 miliardi di euro complessivi, costituiti da 12 miliardi delle famiglie e 3 miliardi della filiera alimentare.
Importanti anche gli interventi di associazioni del territorio come quello di Lidia Borzì Presidente delle ACLI Provinciali di Roma, che presenta il Progetto “Il cibo che serve”, e quello di diversi rappresentanti delle Banche di Credito Cooperativo, in prima linea nell’implementazione dell’economia circolare nei territori di appartenenza.
La Giornata si conclude con l’Aperitivo #sprecozero con degustazione dei piatti cucinati dagli studenti dell’Istituto Alberghiero Vincenzo Gioberti di Roma: ricette d’autore che utilizzano ingredienti di recupero e dalle eccedenze della grande distribuzione.